Sabato 18 Gennaio 2014
Facciamo un passo indietro. Torniamo a qualche mese fa. Durante le nostre esplorazioni nella valle di Aratu puntiamo verso Desulo, e arriviamo sulla cima di una montagna che viene chiamata da molti "Il Belvedere". Forse mai altro nome fu più azzeccato. Fin dal primo momento dobbiamo dire che è stato amore a prima vista. La fatica per arrivarci è tanta, e strade sono impervie, ma il paesaggio e la sensazione di stare lassù ripagano di ogni sforzo. Da quel giorno è un pensiero fisso, e da quel giorno si pensa al modo di inserirla nel prossimo giro di maggio, la quarta edizione di Gavoi in Mountain Bike.
Finora siamo sempre saliti arrivando da Nord-Ovest, ma questa salita è molto ripida e scassata, e ci costringe a lunghi tratti con la bici in spalla. Tutt'altra storia è percorrere questa strada in discesa: veloce, impegnativa e divertente. Allora dobbiamo cercare un altro passaggio, e una possibilità è quella di arrivare dall'altro versante, esattamente agli antipodi. Da qui l'esigenza di trovare un passaggio a Sud-Est. Niente a che vedere, quindi, con la famosissima rotta artica.
Adesso torniamo verso il presente, ma non troppo. In autunno un giro d'esplorazione ci porta alla ricerca di questo passaggio, e porta alcuni di noi verso la meta, ma senza riuscirci. Il tempo - tiranno - ci costringe a ripiegare sul far della sera senza concludere il tragitto. Abbiamo tracciato un bel tratto di strada, ma ancora non ci basta. Siamo vicini geograficamente, ma lontani dal risultato voluto; ci fermiamo in una vallata li vicino senza possibilità di risalire. Nelle settimane seguenti è tutto un continuo guardare cartine IGM, foto satellitari e tracciati GPS. L'intenzione è quella di riprovarci appena possibile, meteo permettendo.
Torniamo ad oggi. Alcuni di noi riescono ad avere un sabato libero, e l'idea è quella di partire dalla mattina, zaino in spalla e pranzo al sacco. L'idea viene fatta girare, ed in poco tempo il gruppo si anima e si popola. Anche altri soci riescono ad avere giornata libera e ci si organizza tutti assieme. Alla partenza la giornata è coperta ma promette bene. La temperatura è oltremodo sopra la media e un timido sole ci promette la sua compagnia.
Partiamo sul versante di Fonni e percorriamo strade già conosciute, ma comunque trasformate dai segni della piena di qualche settimana fa. Il passo è rilassato, l'umore è buono. Abbiamo tutta la tranquillità di chi sa di avere tempo a disposizione. Almeno stavolta... Nella prima parte della mattina procediamo quasi ad occhi chiusi, fino al guado del fiume e all'attacco della salita sull'altro versante, ripercorrendo il tragitto fatto l'ultima volta. Una volta arrivati in quota iniziamo a fermarci più spesso, a guadarci attorno ed a consultare le mappe. Inizia la ricerca. Si va avanti e sovente si ritorna indietro; ci si consulta e si ragiona sulle possibilità e alternative. E si sale. Alcuni tratti sono impegnativi, ma comunque affrontabili in sella. Dopo diverse ore ci siamo, vediamo sempre più vicina la nostra destinazione. E' fatta. Prima di arrivare in cima ci fermiamo per pranzare, decisamente stanchi e soddisfatti.
In cima l'emozione è sempre fortissima. Giornata serena e limpida, vista a trecentosessanta gradi. Li Gavoi e il lago. Là il Gennargentu e la (poca) neve. E poi Ovodda. Più lontano il golfo di Oristano e il mare. Fantastico.
La discesa è una formalità, ma ci concediamo una piccola esplorazione alla ricerca di nuovi passaggi che portano verso Ovodda. Torneremo ad approfondire l'argomento.
Sulla via di casa ci concediamo ancora una deviazione per vedere i tre nuraghi che si affacciano sulla vallata di Aratu. Siamo stanchi e soddisfatti, contenti di essere arrivati in cima sui pedali e speranzosi di aver trovato una strada che ci potrà tornare utile. Quando torniamo alla strada statale i GPS segnano pochi chilometri, ma sette ore in sella. La soddisfazione e la gioia, invece, non si misurano...